Molti
economisti sono dell’opinione che la scomparsa della Lira e la cessione della sovranità
nazionale sull'attuazione della politica monetaria in favore di una moneta
unica europea abbia influito in modo molto negativo sulla possibilità per le
aziende e per i cittadini di ottenere credito dalle banche o di acquisirlo a
costi ragionevoli. In alcuni Paesi, già
da tanto tempo sono state create forme di moneta locale, utilizzabili e
spendibili in territori ben definiti, per superare la stretta monetaria e
creditizia creata dalla gestione della moneta da parte di autorità centrali,
che, nel caso dei Paesi europei aderenti all'euro, è la Banca Centrale Europea
(BCE). In Svizzera, si usa il WIR come
moneta complementare già dal 1934, per sopperire alla mancanza di liquidità a
seguito della crisi finanziaria del 1929.
Nella zona “Euro”, le autorità belghe hanno permesso la diffusione e la
circolazione del RES e quelle tedesche la diffusione di diverse monete complementari all'interno del circuito Regiogeld, garantendo liquidità per lo scambio dei
beni.
In generale,
la moneta ha tre funzioni: serve come unità di misura del valore dei beni
di scambio, come strumento di pagamento
tramite il quale è possibile scambiare i beni in qualsiasi quantità e tempo, e
come riserva di valore,
perché la moneta può essere conservata e utilizzata nel futuro senza che si
deteriori. In alcune economie locali,
mentre la funzione dell’Euro come unità di misura del valore dei beni da scambiare
e come riserva di valore è sicuramente adeguata, la disponibilità dello
“strumento di pagamento” è carente; cioè, manca liquidità e, pertanto, manca la
possibilità di regolare in modo rapido ed efficiente lo scambio dei beni. In un regime di centralizzazione della
politica monetaria e di moneta unica supernazionale, la creazione di monete
complementari può aiutare le imprese nel regolare lo scambio, evitando di
aggiungere costi esosi da addizionare ai valori dei beni, attraverso il
pagamento di interessi per l’uso del credito.
Nei nostri
territori la stretta creditizia si fa sentire ancora di più rispetto al
Centro-Nord dell’Italia anche perché la quasi totalità delle banche, di fatto
con sedi legali al Centro-Nord, raccoglie capitali al Sud, ma non concede
credito alle nostre imprese o ai nostri concittadini, o, quando lo fa, impone
condizioni molto svantaggiose. La
competitività delle imprese del Sud è fortemente danneggiata da un sistema già
ostacolato da una burocrazia lenta e farraginosa, dalla mancanza di
infrastrutture che favoriscano il movimento delle merci, e dalla onnipresenza
di personaggi legati alla politica clientelare e coloniale, pronti a
“lubrificare” il sistema in cambio di favori, normalmente esigibili, durante le
campagne elettorali.
E’
sicuramente da sostenere con forza l’iniziativa siciliana partita da Giuseppe
Pizzino, un imprenditore di successo di Messina, per creare il “Grano”, una
moneta complementare, da affiancare all'Euro nell'isola. Pizzino, basandosi sulla propria esperienza d’imprenditore
che rischia di dover chiudere una fiorente attività e che impiega felicemente
tanti dipendenti, a causa dell’atteggiamento palesemente vessatorio di banche e
politica, ha fatto partire una petizione rivolta all'Assemblea Regionale Siciliana,
affinché quest’ultima promuova il “Grano” nelle transazioni economiche
dell’isola. Secondo Alessandro
Citarella, coordinatore campano dei Meridionalisti Democratici-federalisti
europei, “la lotta di Giuseppe Pizzino per creare il Grano sarebbe da estendere
a tutti i nostri territori, creando monete complementari territoriali, per
uscire dalla stretta creditizia e per mettere un argine allo strapotere delle
banche settentrionali nella nostra economia e alla stessa BCE”. La petizione online promossa da Pizzino si
può leggere e firmare al seguente link: “Introduzione,
in Sicilia, di un sistema monetario regionale complementare al sistema delle
banche centrali europee.”