mercoledì 3 luglio 2013

La politica tosco-padana svende il patrimonio pubblico e vuole cancellare i beni comuni

Il patrimonio pubblico ed i “ beni comuni “ sono due facce della stessa medaglia, ovvero sono da una parte le proprietà di tutti , come le vestigia storiche o le ferrovie, dall’altra rappresentano un concetto più ampio come l’acqua , i parchi , i fiumi, le campagne, i boschi, l’ambiente.


L’Italia era il paese quarto al mondo per patrimonio personale, con evidente distinguo tra cittadini del nord e del sud dovuto alla politica di colonialismo interno che mirava ad utilizzare il “territorio sud” per l’arricchimento del “territorio nord”. Questo patrimonio è stato attaccato violentemente dai “soliti” detentori del potere economico-politico con il passaggio all’Euro, senza che l’adesione alla nuova moneta fosse oggetto di concertazione con il ceto produttivo (piccole imprese, artigiani, etc).


Tra i paesi UE l’Italia è il terzo contribuente finanziario ed avrebbe quindi un alto potere contrattuale, ma la dissennata politica economica di governi più che disattenti, ha prodotto utili ai grandi poteri economici delle multinazionali, impoverendo sempre più le famiglie, come evidenziato dai dati dei primi dieci anni di “moneta unica”.


Dopo l’attacco al patrimonio personale dei cittadini si è passati alla politica delle dismissioni, ovvero alla “svendita” del patrimonio pubblico, delle ricchezze collettive, che per valori minimi vengono acquisite dal sistema politico e dai potenti gruppi finanziari celati dietro la politica, patrimoni di valore commerciale anche dieci volte maggiore.
L’INA, l’INPS, l’INAIL avevano patrimoni che ben gestiti ed amministrati portavano vantaggi a tutta la popolazione, tra l’altro evitando il lievitare dei costi del diritto all’alloggio ed alle pensioni mentre invece i patrimoni immobiliari di tali Enti sono stati svenduti entrando nel grande mercato della privatizzazione per fare una misera “cassa” una volta sola e dare profitti a privati a vita.


Altro esempio è costituito dalle Ferrovie dello Stato che oggi agiscono spendendo solo dove c’è “mercato e profitto “. Queste “strategie“ servono a negare alle popolazioni meridionali le infrastrutture necessarie per avere uguali condizioni di sviluppo, molti territori debbono ora finanziarsi il trasporto locale e in un’economia voluta di serie B è impossibile per loro avere le risorse sufficienti. A questo si aggiunge la movimentazione delle merci che si trasportano su gomma inquinando e pagando le solite multinazionali per i camion, per i carburanti, per i pedaggi delle autostrade, che pure sono state costruite esclusivamente con denaro pubblico e “ concesse “ con fini di enorme lucro privato ai soliti noti dai soliti gruppi politici con sede legale a nord.


Osserviamo ora l’altra faccia della medaglia, ovvero il concetto di “ bene comune “ . L’acqua, dove la privatizzazione di un diritto inalienabile e di un bene comune ha portato in tanti casi al pignoramento di vari Comuni da parte di S.p.a. cosiddette pubbliche, al taglio di forniture idriche ed a nessun miglioramento della quantità e della qualità del servizio di erogazione. Ma dietro ogni fallimento pilotato per la collettività, si nasconde una opportunità per i privati e per quella rappresentanza “ partitica “ numerosa e ben pagata che ha compartecipato per convenienza a questa costosa trasformazione del servizio pubblico, fino a sottrarre un bene comune, nella disponibilità di intere comunità, per farne profitti ed affari con una torbidità degna di un paese del terzo mondo.



I Meridionalisti Democratici sono per la conservazione, la salvaguardia, la tutela e quando possibile per un utilizzo produttivo del patrimonio pubblico, affinché questo torni ad essere fattore economico positivo per la collettività e non guadagno per poche lobbies legate al potere partitico centrale. Siamo per il mantenimento e, quando dovuto, per la restituzione dei suddetti beni ai cittadini dei territori che ne hanno subito l’usurpazione.


Per quanto riguarda il “ bene comune “ è il concetto di interesse pubblico che deve prevalere sempre su quello dei privati, perché è qualcosa di non mediabile attraverso un valore monetario stabilito dai “ mercati “. Noi Meridionalisti Democratici facciamo di ciò un principio di pensiero e di azione, perché crediamo che si debba fermare adesso la volontà distruttiva del pianeta e delle democrazie esternata dalle multinazionali e dai potenti gruppi che gli gravitano attorno.


La democrazia è tale se, dopo aver deciso di fare determinate cose, riesce a farle senza rendere conto agli avvocati ed ai ragionieri di terzi, altrimenti la democrazia è una forma di organizzazione politica che non esiste perché appunto non decide e realizza. E se decidono pochi altri , allora il nome cambia, diventa troppo simile a quello descritto come “ dittatura “.

Alessandro Citarella