sabato 1 febbraio 2014

L’asse Renzi-Berlusconi all’attacco della democrazia territoriale

I Meridionalisti Democratici denunciano l’accordo del 18 gennaio 2014 fra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi sulla riforma del sistema elettorale perché è un chiaro tentativo di restringere la democrazia rappresentativa e avrà anche la conseguenza di rendere molto difficile l’accesso al Parlamento italiano da parte di nuovi movimenti territoriali. Nascondendosi dietro il pretesto che la frammentazione politica rende difficile governare un paese come l’Italia, il Segretario del Partito Democratico e il Presidente di Forza Italia hanno proposto un sistema che premierebbe con il 53% dei seggi alla Camera il partito o la coalizione che vince le elezioni con almeno il 35% dei voti, piazzando anche lo sbarramento dell’8% per entrare in Parlamento per tutti quei partiti che si presentano da soli o del 5% per chi si presenta all’interno di una coalizione, e del 12% per le stesse coalizioni per poter accedere al Parlamento. L’accordo finale che dovrebbe essere discusso alla Camera il prossimo 11 febbraio 2014 probabilmente includerà percentuali leggermente diverse, che non cambieranno la sostanza della proposta, e forse una clausola “salva Lega” che dovrebbe permettere alle formazioni che si presentano solo in 7 circoscrizioni di entrare in Parlamento se raggiungono almeno il 9% del voto.



Una lettura attenta della proposta Renzi-Berlusconi evidenzia che l’Italicum, come è stata chiamata questa riforma elettorale, non differisce molto dal cosiddetto Porcellum. Per ventisette autorevoli costituzionalisti italiani l’Italicum “consiste sostanzialmente, con pochi correttivi, in una riformulazione della vecchia legge elettorale – il cosiddetto Porcellum – e presenta perciò vizi analoghi a quelli che di questa hanno motivato la dichiarazione di incostituzionalità ad opera della recente sentenza della Corte costituzionale”. Alla base del giudizio negativo della massima corte italiana è la convinzione che il premio di maggioranza del Porcellum rappresenta la “lesione dell’uguaglianza del voto e della rappresentanza politica”. 


La Consulta aveva anche chiaramente criticato nel Porcellum l’impossibilità da parte dei cittadini di scegliere i candidati da eleggere attraverso le preferenze – la proposta Renzi-Berlusconi lascia alle segreterie dei partiti la decisione dei candidati da mettere in cima alla lista elettorale di ciascun partito, da eleggere indipendentemente dalle preferenze dei votanti.



Lo sbarramento del 5% impedirebbe a una formazione o lista elettorale meridionalista di entrare in Parlamento anche ottenendo un voto significativo nei territori dell’ex Regno delle Due Sicilie. Il concetto può essere ben descritto usando i dati delle ultime elezioni per il Parlamento italiano, quelle del febbraio 2013. In quella occasione, per la Camera votarono 35.270.926 persone in tutta Italia. Secondo la proposta Renzi-Berlusconi, un partito che si presenta fuori da qualsiasi coalizione avrebbe dovuto raggiungere 2.821.674 voti (ovvero l’otto percento del voto nazionale) per entrare nella Camera. Nel caso del Mezzogiorno d’Italia (escluso il basso Lazio) e della Sicilia, nelle scorse elezioni hanno votato 10.401.518 cittadini. Pertanto, una formazione meridionalista che si presenta solo nel Mezzogiorno (escluso il basso Lazio) e in Sicilia, pur raggiungendo il 27% del voto meridionale, non entrerebbe in Parlamento e, secondo i dati emersi dalle ultime elezioni per la Camera, quelle del febbraio 2013, poiché otterrebbe 2.808.410 voti, resterebbe sotto di 13 mila voti dal minimo dell’otto percento nazionale richiesto dalla Renzi-Berlusconi. In breve, raggiungerebbe un risultato di tutto rispetto nel territorio di riferimento, ma non sarebbe presente in Parlamento.



Come meridionalisti, non siamo affatto sorpresi dalla proposta tosco-padana Renzi-Berlusconi. Sappiamo che è necessario per lo Stato italiano preservare lo status quo rispetto al controllo coloniale dei nostri territori, e, pertanto, è fondamentale tenere fuori dal Parlamento qualsiasi voce che rappresenti i genuini interessi della nostra gente e dei nostri territori. Siamo convinti che tutte le formazioni politiche, i movimenti e le associazioni di ispirazione meridionalista, autonomista o indipendentista devono opporre una dura resistenza contro l’attuazione della Renzi-Berlusconi e in particolare contro la proposta dello sbarramento dell’otto percento del voto nazionale per le formazioni che non si presentano in coalizione.


Come movimento di ispirazione democratica, chiamiamo all'appello tutti i sinceri democratici in ogni parte d’Europa per manifestare la loro indignazione per il tentativo di soffocamento dei diritti democratici in Italia che si attuerebbe attraverso lo stravolgimento del sistema elettorale e la conseguente esclusione dai futuri Parlamenti delle formazioni che mirano a rappresentare realtà territoriali, come la nostra. E’ necessario che ogni democratico faccia sentire la sua voce, attraverso tutti i mezzi di comunicazione disponibili, mettendo le giuste pressioni sui parlamentari italiani, affinché la proposta Renzi-Berlusconi non si attui.