martedì 21 maggio 2013

L'ideologia meridionalista al centro del discorso di insediamento di Alessandro Citarella


Note tratte dal discorso di Alessandro Citarella, Coordinatore Regionale Campano dei Meridionalisti Democratici - federalisti europei, durante il Congresso Regionale tenutosi a Montevergine (Av) il 18 Maggio 2013

Alessandro Citarella
Coordinatore Regionale Campano
dei Meridionalisti Democratici  
A sei mesi dal varo del movimento politico Meridionalisti Democratici, possiamo dire di aver raggiunto tutti gli obbiettivi che ci eravamo prefissati in termini organizzativi, di diffusione militante della ideologia meridionalista sui nostri territori e di produzione di contenuti di politica meridionalista.
PERCHE’ CI SIAMO:  Noi ci siamo perché era tempo di esistere per un partito del meridionalismo democratico, un partito dei meridionali e per il meridione con sede legale nel meridione, diversamente dagli altri partiti, che hanno sede legale e maggioranza azionaria assoluta al nord.
CHI SIAMO:  Noi siamo coloro che organizzano gli interessi politici meridionalisti con il metodo democratico, quindi nonviolento, e con una organizzazione effettivamente democratica perché partecipata liberamente, nel rispetto delle specificità territoriali, che hanno tutte eguale valore.
COSA VOGLIAMO: Vogliamo il riscatto ed il rilancio reale del Sud; vogliamo che le nostre popolazioni abbiano  gli stessi trattamenti economici, finanziari, le stesse infrastrutture, gli stessi servizi e la stessa dignità di coloro che ci hanno invaso e che ci tengono ancora oggi in condizioni di colonizzazione.
COSA FACCIAMO:  Progressivamente tendiamo a trasformare i sogni di benessere, uguaglianza e libertà in fatti concreti attraverso proposte e progetti, innanzitutto tornando ad un ambiente sano e poi fermando quella emigrazione che ha deportato altrove oltre 25 milioni di meridionali. Dovremo tornare ad essere padroni unici dei nostri destini, con i nostri soldi e le nostre imprese.
QUADRO POLITICO DI RIFERIMENTO:  Il quadro politico di riferimento non può che essere quello dei partiti “italiani”, con cui necessariamente ci si deve misurare per vincere la sfida democratica nei nostri territori. A livello europeo i legami ideologici ci sono, e sono con quei popoli che hanno subito e subiscono il nostro stesso destino coloniale.  Inoltre, gli obblighi giuridici che ci vincolano allo Stato italiano e che vincolano lo Stato italiano agli altri Stati europei ci sono e sono forti sia politicamente che economicamente.  In questo contesto ci posizioniamo in senso federalista “europeo” come appartenenti a quell’insieme di “regioni” o meglio “aree regionali” che dovranno avere rapporti, scioglierli o regolamentarli democraticamente, per non perdere l’identità e per riacquistare quell’autonomia necessaria alla riacquisizione di quei diritti ad oggi negati.  I rapporti con l’area mediterranea, pur importanti, sono quelli a cui veniamo spinti dai partiti con sede legale a Nord, con l'intento di spingerci verso mercati poveri, verso aree territoriali a prevalente democrazia islamica, con gravi conflitti regionali, paesi e popoli troppo diversi culturalmente da noi.  Stando agli indirizzi di massima del politico lombardo plurindagato per reati comuni, Formigoni, durante una conferenza stato-regioni risalente a qualche anno fa, quando il ministro silenziono per le regioni era Raffaele Fitto, pugliese in quota di un partito tosco-padano, plurindagato per reati comuni anche lui,  i rapporti dovrebbero essere grosso modo come quelli che hanno caratterizzato il rapporto tra un nord ricco e organizzato ed un sud povero e tenuto disorganizzato attraverso una classe dirigente di ascari ben pagati, appartenenti a quegli stessi partiti con sede legale a nord.
Vogliamo quindi restituire quella società disgregata volutamente da quei poteri forti che orientano poi mediaticamente gli individui svuotati di storia, cultura ed identità territoriale, verso modelli fasulli che servono ad utilizzare questi soggetti di volta in volta per le necessità del Nord, anche europeo, ora come braccia, ora come consumatori, ora come soldati, ora come votanti, ora come abitanti delle pattumiere di rifiuti tossici. Il nostro percorso è teso a ridare coesione ai nostri popoli, restituendogli la verità storica, i modelli propri di una società sana, le sue tradizioni, la sua cultura a tutto tondo, la sua anima positiva e costruttiva, aperta alla civiltà , con un ambiente pulito ed accogliente. Ci adopereremo per riportare l’antica bandiera in più comuni possibili, fino a quando, un  giorno non lontano, i colonizzatori tosco-padani non rivedranno davanti agli occhi il viso di quei tanti morti che avremo riportato in vita attraverso la rinascita della nostra coscienza collettiva, quei martiri che, con il loro sacrificio, ci hanno dato l’opportunità di risvegliare la nostra consapevolezza e identità.