lunedì 21 ottobre 2013

I Meridionalisti Democratici aderiscono alla rete internazionale NoFracking

di Alessandro Citarella 

Rete Italiana del no fracking
Abbiamo aderito alla rete “NoFracking” perché dà una informazione oggettiva che permette a chiunque di conoscere lo stato dell’arte di questo controverso metodo per identificare ed estrarre idrocarburi dal sottosuolo. La rete impedisce così che tutte le notizie riguardante il fracking siano completamente nelle mani dei comunicatori delle lobby internazionali dell’energia, già tristemente famose per i troppi danni creati al pianeta. I comunicatori del mondo dell’energia forniscono dati e informazioni in modo totalmente parziale, curando solo gli interessi delle multinazionali e delle finanziarie, cercando di non rendere conto a nessuno del proprio operato. 

Secondo un documento della Commissione Parlamentare italiana per l’Ambiente, territorio e lavori pubblici del 18 settembre 2013, per fracking o fratturazione idraulica “si intende la tecnica di estrazione di idrocarburi, come il petrolio ed il gas naturale conosciuto come shale gas, dalle rocce mediante l’iniezione ad alta pressione di acqua ed altri reagenti chimici nel sottosuolo, in modo da fratturare le rocce di scisto sottostanti incrementando in tal modo la liberazione e la migrazione in superficie dei fluidi contenenti idrocarburi liquidi o gassosi, per il successivo immagazzinamento.” 

Schema di fratturazione idraulica - fracking
Il documento parlamentare indica che “Questa tecnica può determinare effetti anche di tipo ambientale, in quanto modificando la struttura e le caratteristiche fisiche di trasmissività del sottosuolo, si può determinare la messa in comunicazione di falde con differenti qualità delle acque, utilizzate nel processo di fratturazione idraulica, spesso addizionate a diverse sostanze pericolose, tra le quali naftalene, benzene, toluene, xylene, etilbenzene, piombo, diesel, formadeldeide, acido solforico, tiourea, cloruro di benzile, acido nitrilotriacetico, acrilamide, ossido di propilene, ossido di etilene, acetaldeide, ftalati, cromo, cobalto, iodio, zirconio, potassio, lanthanio, rubidio, scandio, iridio, krypton, zinco, xenon e manganese.” 

La commissione ambiente, territorio e lavori pubblici avverte che “tale metodologia è stata utilizzata in diversi contesti geologici americani, di cui la bibliografia scientifica ne riporta anche gli effetti negativi: sulla base di una casistica molto diffusa, e in particolare dei numerosi eventi accaduti nello Stato dell’Ohio il cui territorio ospita ben 177 pozzi di trivellamento, una parte della comunità scientifica ha maturato l’idea che vi possa essere una correlazione specifica tra le operazioni di indagine geologica per mezzo del fracking e l’aumento dei fenomeni sismici e ciò avrebbe indotto le autorità a regolamentare in modo più rigido l’utilizzo di questa tecnica.” 

Inoltre, per la commissione ambiente, territorio e lavori pubblici del Parlamento italiano, l’attuale letteratura scientifica ha già lanciato diversi allarmi sulla pericolosità della pratica del fracking, specialmente per quanto riguarda la potenziale contaminazione della falde acquifere sotterranee e superficiali “dovute a fuoriuscite di fluidi di fratturazione contenenti additivi chimici o di acque reflue contenenti gas metano disciolto, fango e sostanze chimiche (ad esempio metalli pesanti) e radioattive eventualmente provenienti dal giacimento”. 

La tendenza attuale dei paesi che ricevono richieste di installazione di impianti estrattivi è di sospenderne le autorizzazioni per una dovuta cautela, ma notiamo anche che vi è una forte pressione delle lobby dell’estrazione e quando non vi è mobilitazione ed attenzione delle popolazioni, i governi tendono a pendere frettolosamente dalla parte di questi colossi finanziari. In Italia si registra la contraddizione che mentre il Parlamento sulla base delle richieste popolari ferma il fracking, l’attuale Primo Ministro Enrico Letta invita a un “atteggiamento aperto e non penalizzante per lo sfruttamento delle fonti di energia come lo shale gas”, forse reagendo alle forti pressioni delle lobby dell’energia. Staremo in guardia e parteciperemo alla corretta informazione su questo tema senza lasciarci intimidire dai potenti dell’energia e dai loro partner politici che militano nei partiti tosco-padani.
La mappa europea della protesta per il no fracking