venerdì 2 maggio 2014

Un candidato meridionalista in provincia di Mantova

Ovviamente, Francesco è attivissimo nel sostenere il Napoli
Francesco Massimino è un militante meridionalista emigrato al Nord da oltre vent'anni. Oggi vive a Castelbelforte in provincia di Mantova, una cittadina di circa 3,200 abitanti.  Come altri militanti meridionalisti trapiantati al Nord, è impegnato su un doppio fronte di lotta.  Da un lato è attivo nella difesa dei diritti civili, sociali e democratici della gente comune, dei lavoratori e dei disoccupati, e dall'altro si batte per il rilancio e il riscatto della sua Terra d’origine, i territori dell’antico Regno delle Due Sicilie.

Francesco è candidato per la carica di consigliere comunale per “La Vostra Castelbelforte”, una lista civica che ha dimostrato interesse per quello che l’originario di Napoli rappresenta.  Francesco è riuscito a coniugare l’integrazione nel territorio dove vive e lavora con il rispetto per la sua identità, cercando di essere un esemplare cittadino di Castelbelforte, senza mai dimenticare le sue origini napoletane.

E’ interessante notare che Francesco è riuscito ad aprire una breccia in un territorio considerato una vera roccaforte della Lega Nord.  Il candidato sindaco, Massimiliano Gazzani, è stato eletto due volte come sindaco e, nell’ultime elezioni, come vice sindaco leghista di Castelbelforte. Come è possibile che un attivista meridionalista come Francesco abbia potuto trovare un punto d’incontro con un attivista leghista? Francesco spiega che Gazzani è uscito dalla Lega tre anni fa.  A Castelbelforte, poi, Gazzani si è anche scusato con Francesco per le offese che aveva subito nel 2012 a margine di una riunione del consiglio comunale – offese che portarono l’attivista meridionalista ad organizzare il “Terrone Day” per protesta e per sensibilizzare la popolazione sulla questione del razzismo e del pregiudizio anti-meridionale.  Ora, la lista “la Vostra Castelbelforte” include non solo l’attivista meridionalista ma anche un esponente del Movimento 5 Stelle, Vanni Mantovanelli, convinto sia dal metodo democratico adottato da Gazzani, sia dai contenuti ambientali del programma della lista civica.

Abbiamo chiesto a Francesco di illustrarci cosa vorrà fare se venisse eletto consigliere comunale a Castelbelforte.

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MD.  Puoi descrivere tre obiettivi principali della tua lista civica per il vostro comune?

FM. Il nostro comune ha un grande problema relativo alla sicurezza stradale a causa della Strada Provinciale 25 che attraversa il centro abitato.  Servirebbe una rotonda all’uscita del paese, nella direzione verso Mantova, e c’è bisogno di regolare meglio l’uscita verso Verona, dove spesso ci sono problemi con i TIR.  La strada comprende delle brutte curve e ogni tanto qualche TIR finisce fuori strada con morti e feriti.  Mentre dalla parte veronese qualcosa si è fatto, dalla parte mantovana è tutto fermo.  Sarebbe meglio una tangenziale attorno al paese, evitando i problemi di sicurezza interna, non facendo transitare i mezzi pesanti.

Con la crisi che ha praticamente decimato le fabbriche nel mantovano, e con oltre 15 mila persone che hanno perso il lavoro in tutta la provincia negli ultimi anni, abbiamo bisogno di uno sportello di domanda e lavoro per i cittadini disoccupati. 

E fondamentale anche dare un’assistenza ai cittadini per tutte quelle questioni legali a carattere civile, dove il cittadino, prima di affidarsi ad un avvocato con tutti i costi che ne derivano, può cercare le soluzioni necessarie.


MD. Puoi descrivere quale politica meridionalista riuscirai a portare avanti nel tuo comune se tu venissi eletto?

FM. Se venissi eletto, cercherei di attuare un sogno che ho da diversi anni. Vorrei far conoscere la vera storia del Risorgimento ai miei concittadini, facendo capire cosa ha subito la mia Terra con l’aggressione armata da parte dei piemontesi e tutto quello che è successo negli ultimi 153 anni. Vorrei aprire un confronto pubblico per far capire che non si può andare avanti con la discriminazione e il “voi” e “noi”.

Vorrei portare nella provincia di Mantova tante eccellenze dei nostri territori, semmai facendo anche dei gemellaggi fra Castelbelforte e qualche realtà del Sud.  Quando la gente del Nord ci conosce e vede le nostre eccellenze, cadono tanti pregiudizi e ci si ritrova come lavoratori e cittadini con tante cose in comune.  Vorrei portare nel mantovano prodotti e cultura dei nostri territori.

MD. Dal tuo punto di vista, su cosa dovrebbero concentrarsi i meridionalisti residenti al Sud?

FM. Vorrei che si creassero gruppi di lavoro per i tanti temi che attanagliano e bloccano il risveglio del Sud. C’è la possibilità di emergere alla grande, ma c’è bisogno di orgoglio e di “cattiveria” nel senso buono della parola.  Sono arrabbiato perché vedo un Sud “addormentato”. Prendi per esempio la Tangenziale di Napoli, perché si paga ancora? Perché si regalano ancora i soldi a Benetton?  O, vediamo i Bronzi di Riace, perché non si riesce a portare i turisti?  Vedo troppa gente abbacchiata, che non riesce a reagire. C’è bisogno di un risveglio di orgoglio e di identità.  Mi chiedo, ma che fine abbia fatto il movimento dello scorso novembre, “Fiume in Piena”?

MD. C’è spazio per il meridionalismo a Nord?

FM. Sì, è necessario un partito con una forte caratterizzazione identitaria che riesca a fare un lavoro verso i 15 milioni di meridionali che vivono e si sono integrati al nord.  E’ necessario, tuttavia, che la questione identitaria, la coscienza sia svegliata collegandola alle questioni sociali della società dove uno si è integrato e dove lavora e vive.  Il meridionalismo al Nord può mettere delle grossi radici solo se abbina la questione identitaria a quelle sociali.  Sono tantissimi gli operai che oggi hanno perso il lavoro in tutto il settentrione.  Fra questi ci sono tanti meridionali, ma anche tanta gente del posto.  Un partito meridionalista deve per forza di cose parlare un linguaggio che unisce gli interessi dei lavoratori, dei disoccupati e dei cittadini in generale, che vivono nei territori del nord della penisola. Altrimenti, si rischia di rimanere nel folclore.

E’ anche possibile per il meridionalismo toccare le coscienze delle persone perbene al Nord facendo notare come un obbrobrio come il Museo Lombroso sia tanto offensivo non solo per la gente del Sud, ma per tutti gli esseri umani.  Quando con pazienza si spiega alla gente del Nord che a Torino c’è un luogo dove sono messe in mostra le teste dei nostri partigiani, chiamati briganti, e che questo luogo, questo “museo” è finanziato con i soldi pubblici, allora cadono alcune barriere di pregiudizi nei nostri confronti, e si diventa più tolleranti o addirittura accoglienti se non amici.

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I Meridionalisti Democratici-federalisti europei augurano ogni successo a Francesco Massimino e agli altri militanti meridionalisti che saranno presenti nelle liste elettorali nel Nord Italia.  La loro lotta è la nostra.