I media
occultano la notizia: da 10 giorni è in corso una rivolta popolare
in Bretagna contro il fisco francese
Popolazione in piazza in Bretagna |
Si
sta toccando con mano cosa accade quando i media, da noi come in
Europa, sono lo strumento principale di gestione del potere da parte
di una classe politica venduta per intero al colonialismo finanziario
che vuole una democrazia di facciata, basando sulle menzogne la
propria attività.
Dopo
anni di sofferenza e di malcontento generalizzato, la Bretagna, che
in Francia è l’equivalente del Sud in Italia, ha detto basta ed è
in questi giorni interamente in piazza.
Un
nuovo aumento delle tasse sui prodotti agricoli,
sui quali si regge gran parte dell’economia bretone ha acceso la
miccia, ma ben presto la protesta è dilagata coinvolgendo l’intera
popolazione della regione, da sempre talmente poco incline ad essere
assoggettata al governo centrale di Parigi tanto che in ben 700.000
hanno ripreso l’uso della scomparsa lingua bretone in circa 50
anni, recuperando tradizioni, identità e lottando politicamente per
una fortissima autonomia, che vede i partiti locali come maggioranza
assoluta a livello di elezioni nell'ambito della regione.
Bandiera Bretone |
In
Bretagna, infatti, il tricolore è quasi assente, la bandiera più
diffusa è quella storica, Gwenn-ha-du, e chi visita quei luoghi così
stupendi che si affacciano sull’Atlantico, non chiami un cittadino
del luogo con l’aggettivo francese o non si rivolga a lui in lingua
francese, perché tutto ciò potrebbe passare facilmente come
un’offesa. I bretoni tengono molto alle proprie radici culturali e
linguistiche, diverse da quelle del resto del paese e se poi Parigi
impone scelte che condizionano la vita quotidiana e l’economia
della regione, ecco che la protesta esplode e diventa quasi
impossibile controllarla.
In
questi giorni i media francesi spacciano le grandi manifestazioni
come una protesta di piccoli gruppi di studenti contro le presunte
politiche anti immigrazione del governo Hollande, mentre in Bretagna
i “berretti rossi” stanno guidando una sommossa che coinvolge
tutta la regione. I berretti rossi sono il simbolo scelto dagli
agricoltori in protesta, come facevano nel settecento gli scioperanti
contro il fisco, e li indossano come segno distintivo; così dalle
campagne, i tumulti sono arrivati alle città: Brest e Rennes su
tutte, ma tanti altri importanti centri sono paralizzati da quasi una
settimana tra scioperi, occupazioni e scontri con le forze
dell’ordine.
Mappa della Bretagna |
La
popolazione è scesa in piazza e la situazione sembra decisamente
fuori controllo, anzi molte fonti locali affermano che è
letteralmente sfuggita di mano a Polizia e Gendarmeria.
La gente
comune è passata dalle parole ai fatti, e poiché gran parte delle
nuove accise è riscossa dai caselli autostradali molti cittadini,
dopo aver piazzato delle micro cariche sui caselli, li hanno tirati
giù in modo che sia difficile se non impossibile riscuotere i
pedaggi.
La
protesta degli agricoltori si è quindi trasformata nella rivolta di
un’intera popolazione che rivendica anni di angherie e soprusi da
parte del governo nazionale e che vuole difendere le proprie radici
culturali.
A
preoccupare l’Eliseo è anche un effetto domino che tutto ciò
potrebbe avere in Francia e, perché no, in Europa: dopo aver cercato
di nascondere la notizia, adesso i media, a seguito di 5 giorni di
autentiche battaglie urbane, non possono più celare nulla e in un
paese dove, come avviene anche in Italia, non ne può più di governi
che pensano agli affari personali di qualcuno piuttosto che ad
un’economia che porta solo disagi e povertà. Le immagini bretoni
potrebbero dar manforte ad altri movimenti in altre regioni, come ad
esempio a quelli che sono in corso da noi per le Terre dei Fuochi.
I
Meridionalisti Democratici sono solidali con i confratelli bretoni,
poiché fanno parte della stessa rete politica in lotta per la
liberazione dallo status coloniale in cui ci ritroviamo assieme ad
altri.
Il
triskell che abbiamo nel simbolo del nostro movimento politico indica
che fin dall’atto della sua fondazione il nostro movimento lotta
per l’autodeterminazione dei popoli colonizzati, partendo dalle Due
Sicilie, uniti per un federalismo europeo basato sull’uguaglianza e
sulla democrazia, non bancaria ma politica, di popoli liberi da
centralismi oppressivi. Salutiamo i fratelli bretoni come si usa da
loro, con un caloroso Yech’ed
mat !
Alla salute !
Alessandro
Citarella