Il presidente dei Meridionalisti Democratici, Domenico Capobianco, ci ha segnalato un video del 2011, dove Nicola Gratteri parla del "risorgimento" in termini di stragi e di rapine ai danni del Sud. Era impossibile che un magistrato con una chiara visione sulla storia dell'annessione del Regno delle Due Sicilie al Piemonte potesse diventare ministro della giustizia in un paese che ancora oggi ignora le stragi di meridionali compiute dai Savoia nella guerra di conquista e di rapina chiamata "risorgimento".
sabato 22 febbraio 2014
Napolitano boccia il magistrato antimafia calabrese Nicola Gratteri come ministro della giustizia
Secondo il giornalista Peter Gomez de "Il fatto quotidiano" è Giorgio Napolitano il responsabile della bocciatura del magistrato antimafia calabrese Nicola Gratteri come ministro della giustizia. Secondo Gomez, “Al colloquio fra il Colle e il segretario Pd, il magistrato antimafia è entrato ministro ed è uscito pm”. Al suo posto Andrea Orlando, “politico che si oppone al carcere a vita, per la gioia di tanti mafiosi”. Chinando la testa al diktat del Quirinale, il “politico rottamatore finisce per rottamare se stesso e le speranze di cambiamento di tanti italiani”.
Il presidente dei Meridionalisti Democratici, Domenico Capobianco, ci ha segnalato un video del 2011, dove Nicola Gratteri parla del "risorgimento" in termini di stragi e di rapine ai danni del Sud. Era impossibile che un magistrato con una chiara visione sulla storia dell'annessione del Regno delle Due Sicilie al Piemonte potesse diventare ministro della giustizia in un paese che ancora oggi ignora le stragi di meridionali compiute dai Savoia nella guerra di conquista e di rapina chiamata "risorgimento".
Il presidente dei Meridionalisti Democratici, Domenico Capobianco, ci ha segnalato un video del 2011, dove Nicola Gratteri parla del "risorgimento" in termini di stragi e di rapine ai danni del Sud. Era impossibile che un magistrato con una chiara visione sulla storia dell'annessione del Regno delle Due Sicilie al Piemonte potesse diventare ministro della giustizia in un paese che ancora oggi ignora le stragi di meridionali compiute dai Savoia nella guerra di conquista e di rapina chiamata "risorgimento".
venerdì 7 febbraio 2014
Elezioni Sardegna: Meridionalisti Democratici per Michela Murgia e Sardegna Possibile
I Meridionalisti
Democratici osservano con grande attenzione la tornata elettorale del
16 Febbraio 2014 quando si svolgeranno le elezioni regionali in
Sardegna, dove gli aventi diritto al voto sono quasi un milione e
mezzo e fra questi ci sono anche moltissimi sardi emigrati
all’estero.
Il popolo sardo vive in
una condizione di totale subalternità coloniale caratterizzata dal
dominio politico, economico e militare del governo di Roma. Le
terribili vicissitudini del popolo sardo sono sotto gli occhi di
tutti, con Equitalia che ha espropriato le terre ed i beni di
moltissime, troppe, famiglie di pastori, regalandole alle banche ed
ai ricchi lobbysti; con i soldi destinati al pecorino sardo finiti
nelle tasche dei padroni padani del parmigiano e del grana padano;
con le banche che invece di aiutare le piccole imprese, le hanno
letteralmente strangolate, facendo arrivare gli ufficiali giudiziari
fuori l’uscio di casa in caso di una qualsiasi morosità; con i
Pastori Sardi e gli operari dell’Alcoa che hanno ripetutamente
manifestato anche a Roma, chiedendo la difesa del posto di lavoro o
della propria occupazione, ricevendo, invece, in cambio solo botte,
licenziamenti e fallimenti giudiziari.
Per queste elezioni, i
Meridionalisti Democratici simpatizzano per i sardisti veri, per
quelli che antepongono la bandiera della loro terra, quella dei
Quattro Mori, al tricolore italiano che invece rappresenta da oltre
153 anni una brutale occupazione che ha portato solo emigrazione, la
distruzione della lingua e delle tradizioni, e che ha imposto
un’economia decisamente favorevole a interessi estranei all’Isola
e alla sua popolazione. La politica italiana in Sardegna è stata
caratterizzata dalla totale insufficienza nello sviluppo delle
infrastrutture e dall’occupazione militare di 35 mila ettari di
territorio messo sotto vincolo di servitù militare. I Meridionalisti
Democratici simpatizzano per i sardisti veri perché ci sono altri
che si spacciano per tali, ma hanno svenduto la bandiera sarda ad un
politico pregiudicato e amico dei poteri forti del Nord e di altri
paesi.
I Meridionalisti
Democratici seguono con grande interesse le indicazioni che Sardigna
Natzione, sanatzione.eu,
sta dando per il voto del 16 febbraio 2014. Per Sardigna Natzione,
che ha anche lanciato l’appello per formare il Partito Nazionale
Sardo dopo le elezioni regionali, è utile e coerente dare il voto a
Sardegna Possibile come prima scelta fra le coalizioni sardiste,
mettendo all’ultimo posto quelle formazioni sarde che si presentano
all’interno delle coalizioni italiane.
In linea con le
indicazioni di Sardigna Natzione, i Meridionalisti Democratici
manifestano profonda stima per Michela Murgia, una scrittrice e
lavoratrice proveniente dal popolo e con una vita senza compromessi
dedicata seriamente alla sua terra, candidata presidente della
coalizione Sardegna Possibile. Questa coalizione ha progetti veri e
seri, proposte chiarissime e condivisibili, con un funzionamento
realmente democratico, che raggruppa quattro formazioni autonomiste,
indipendentiste ma anche realmente democratiche e progressiste. La
linea politica e la metodologia di Sardegna Possibile coincide in
molti punti con quella dei Meridionalisti Democratici.
Invitiamo i nostri iscritti, simpatizzanti e lettori a consultare il sito di Sardegna Possibile, sardegnapossibile.com e di sostenere lo sforzo dei sardisti veri, contattando parenti, amici e conoscenti residenti in Sardegna affinché votino per Michela Murgia come Presidente della Regione e per la coalizione Sardegna Possibile al Consiglio Regionale.
sabato 1 febbraio 2014
L’asse Renzi-Berlusconi all’attacco della democrazia territoriale
I Meridionalisti Democratici denunciano
l’accordo del 18 gennaio 2014 fra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi
sulla riforma del sistema elettorale perché è un chiaro tentativo
di restringere la democrazia rappresentativa e avrà anche la
conseguenza di rendere molto difficile l’accesso al Parlamento
italiano da parte di nuovi movimenti territoriali. Nascondendosi
dietro il pretesto che la frammentazione politica rende difficile
governare un paese come l’Italia, il Segretario del Partito
Democratico e il Presidente di Forza Italia hanno proposto un sistema
che premierebbe con il 53% dei seggi alla Camera il partito o la
coalizione che vince le elezioni con almeno il 35% dei voti,
piazzando anche lo sbarramento dell’8% per entrare in Parlamento
per tutti quei partiti che si presentano da soli o del 5% per chi si
presenta all’interno di una coalizione, e del 12% per le stesse
coalizioni per poter accedere al Parlamento. L’accordo finale che
dovrebbe essere discusso alla Camera il prossimo 11 febbraio 2014
probabilmente includerà percentuali leggermente diverse, che non
cambieranno la sostanza della proposta, e forse una clausola “salva
Lega” che dovrebbe permettere alle formazioni che si presentano
solo in 7 circoscrizioni di entrare in Parlamento se raggiungono
almeno il 9% del voto.
Una lettura attenta della proposta
Renzi-Berlusconi evidenzia che l’Italicum, come è stata chiamata
questa riforma elettorale, non differisce molto dal cosiddetto
Porcellum. Per ventisette autorevoli costituzionalisti italiani l’Italicum
“consiste sostanzialmente, con pochi correttivi, in una
riformulazione della vecchia legge elettorale – il cosiddetto
Porcellum – e presenta perciò vizi analoghi a quelli che di questa
hanno motivato la dichiarazione di incostituzionalità ad opera della
recente sentenza della Corte costituzionale”. Alla base del
giudizio negativo della massima corte italiana è la convinzione che
il premio di maggioranza del Porcellum rappresenta la “lesione
dell’uguaglianza del voto e della rappresentanza politica”.
La Consulta aveva anche chiaramente
criticato nel Porcellum l’impossibilità da parte dei cittadini di
scegliere i candidati da eleggere attraverso le preferenze – la
proposta Renzi-Berlusconi lascia alle segreterie dei partiti la
decisione dei candidati da mettere in cima alla lista elettorale di
ciascun partito, da eleggere indipendentemente dalle preferenze dei
votanti.
Lo sbarramento del 5% impedirebbe a una
formazione o lista elettorale meridionalista di entrare in Parlamento
anche ottenendo un voto significativo nei territori dell’ex Regno
delle Due Sicilie. Il concetto può essere ben descritto usando i
dati delle ultime elezioni per il Parlamento italiano, quelle del
febbraio 2013. In quella occasione, per la Camera votarono
35.270.926 persone in tutta Italia. Secondo la proposta
Renzi-Berlusconi, un partito che si presenta fuori da qualsiasi
coalizione avrebbe dovuto raggiungere 2.821.674 voti (ovvero l’otto
percento del voto nazionale) per entrare nella Camera. Nel caso del
Mezzogiorno d’Italia (escluso il basso Lazio) e della Sicilia,
nelle scorse elezioni hanno votato 10.401.518 cittadini. Pertanto,
una formazione meridionalista che si presenta solo nel Mezzogiorno
(escluso il basso Lazio) e in Sicilia, pur raggiungendo il 27% del
voto meridionale, non entrerebbe in Parlamento e, secondo i dati
emersi dalle ultime elezioni per la Camera, quelle del febbraio 2013,
poiché otterrebbe 2.808.410 voti, resterebbe sotto di 13 mila voti
dal minimo dell’otto percento nazionale richiesto dalla
Renzi-Berlusconi. In breve, raggiungerebbe un risultato di tutto
rispetto nel territorio di riferimento, ma non sarebbe presente in
Parlamento.
Come meridionalisti, non siamo affatto
sorpresi dalla proposta tosco-padana Renzi-Berlusconi. Sappiamo che è
necessario per lo Stato italiano preservare lo status quo rispetto al
controllo coloniale dei nostri territori, e, pertanto, è
fondamentale tenere fuori dal Parlamento qualsiasi voce che
rappresenti i genuini interessi della nostra gente e dei nostri
territori. Siamo convinti che tutte le formazioni politiche, i
movimenti e le associazioni di ispirazione meridionalista,
autonomista o indipendentista devono opporre una dura resistenza
contro l’attuazione della Renzi-Berlusconi e in particolare contro
la proposta dello sbarramento dell’otto percento del voto nazionale
per le formazioni che non si presentano in coalizione.
Come movimento di ispirazione
democratica, chiamiamo all'appello tutti i sinceri democratici in ogni parte d’Europa per manifestare la loro indignazione per il
tentativo di soffocamento dei diritti democratici in Italia che si
attuerebbe attraverso lo stravolgimento del sistema elettorale e la
conseguente esclusione dai futuri Parlamenti delle formazioni che
mirano a rappresentare realtà territoriali, come la nostra. E’
necessario che ogni democratico faccia sentire la sua voce,
attraverso tutti i mezzi di comunicazione disponibili, mettendo le
giuste pressioni sui parlamentari italiani, affinché la proposta
Renzi-Berlusconi non si attui.
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