I Meridionalisti Democratici denunciano
l’accordo del 18 gennaio 2014 fra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi
sulla riforma del sistema elettorale perché è un chiaro tentativo
di restringere la democrazia rappresentativa e avrà anche la
conseguenza di rendere molto difficile l’accesso al Parlamento
italiano da parte di nuovi movimenti territoriali. Nascondendosi
dietro il pretesto che la frammentazione politica rende difficile
governare un paese come l’Italia, il Segretario del Partito
Democratico e il Presidente di Forza Italia hanno proposto un sistema
che premierebbe con il 53% dei seggi alla Camera il partito o la
coalizione che vince le elezioni con almeno il 35% dei voti,
piazzando anche lo sbarramento dell’8% per entrare in Parlamento
per tutti quei partiti che si presentano da soli o del 5% per chi si
presenta all’interno di una coalizione, e del 12% per le stesse
coalizioni per poter accedere al Parlamento. L’accordo finale che
dovrebbe essere discusso alla Camera il prossimo 11 febbraio 2014
probabilmente includerà percentuali leggermente diverse, che non
cambieranno la sostanza della proposta, e forse una clausola “salva
Lega” che dovrebbe permettere alle formazioni che si presentano
solo in 7 circoscrizioni di entrare in Parlamento se raggiungono
almeno il 9% del voto.
Una lettura attenta della proposta
Renzi-Berlusconi evidenzia che l’Italicum, come è stata chiamata
questa riforma elettorale, non differisce molto dal cosiddetto
Porcellum. Per ventisette autorevoli costituzionalisti italiani l’Italicum
“consiste sostanzialmente, con pochi correttivi, in una
riformulazione della vecchia legge elettorale – il cosiddetto
Porcellum – e presenta perciò vizi analoghi a quelli che di questa
hanno motivato la dichiarazione di incostituzionalità ad opera della
recente sentenza della Corte costituzionale”. Alla base del
giudizio negativo della massima corte italiana è la convinzione che
il premio di maggioranza del Porcellum rappresenta la “lesione
dell’uguaglianza del voto e della rappresentanza politica”.
La Consulta aveva anche chiaramente
criticato nel Porcellum l’impossibilità da parte dei cittadini di
scegliere i candidati da eleggere attraverso le preferenze – la
proposta Renzi-Berlusconi lascia alle segreterie dei partiti la
decisione dei candidati da mettere in cima alla lista elettorale di
ciascun partito, da eleggere indipendentemente dalle preferenze dei
votanti.
Lo sbarramento del 5% impedirebbe a una
formazione o lista elettorale meridionalista di entrare in Parlamento
anche ottenendo un voto significativo nei territori dell’ex Regno
delle Due Sicilie. Il concetto può essere ben descritto usando i
dati delle ultime elezioni per il Parlamento italiano, quelle del
febbraio 2013. In quella occasione, per la Camera votarono
35.270.926 persone in tutta Italia. Secondo la proposta
Renzi-Berlusconi, un partito che si presenta fuori da qualsiasi
coalizione avrebbe dovuto raggiungere 2.821.674 voti (ovvero l’otto
percento del voto nazionale) per entrare nella Camera. Nel caso del
Mezzogiorno d’Italia (escluso il basso Lazio) e della Sicilia,
nelle scorse elezioni hanno votato 10.401.518 cittadini. Pertanto,
una formazione meridionalista che si presenta solo nel Mezzogiorno
(escluso il basso Lazio) e in Sicilia, pur raggiungendo il 27% del
voto meridionale, non entrerebbe in Parlamento e, secondo i dati
emersi dalle ultime elezioni per la Camera, quelle del febbraio 2013,
poiché otterrebbe 2.808.410 voti, resterebbe sotto di 13 mila voti
dal minimo dell’otto percento nazionale richiesto dalla
Renzi-Berlusconi. In breve, raggiungerebbe un risultato di tutto
rispetto nel territorio di riferimento, ma non sarebbe presente in
Parlamento.
Come meridionalisti, non siamo affatto
sorpresi dalla proposta tosco-padana Renzi-Berlusconi. Sappiamo che è
necessario per lo Stato italiano preservare lo status quo rispetto al
controllo coloniale dei nostri territori, e, pertanto, è
fondamentale tenere fuori dal Parlamento qualsiasi voce che
rappresenti i genuini interessi della nostra gente e dei nostri
territori. Siamo convinti che tutte le formazioni politiche, i
movimenti e le associazioni di ispirazione meridionalista,
autonomista o indipendentista devono opporre una dura resistenza
contro l’attuazione della Renzi-Berlusconi e in particolare contro
la proposta dello sbarramento dell’otto percento del voto nazionale
per le formazioni che non si presentano in coalizione.
Come movimento di ispirazione
democratica, chiamiamo all'appello tutti i sinceri democratici in ogni parte d’Europa per manifestare la loro indignazione per il
tentativo di soffocamento dei diritti democratici in Italia che si
attuerebbe attraverso lo stravolgimento del sistema elettorale e la
conseguente esclusione dai futuri Parlamenti delle formazioni che
mirano a rappresentare realtà territoriali, come la nostra. E’
necessario che ogni democratico faccia sentire la sua voce,
attraverso tutti i mezzi di comunicazione disponibili, mettendo le
giuste pressioni sui parlamentari italiani, affinché la proposta
Renzi-Berlusconi non si attui.