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Porto di Gioia Tauro |
I meridionalisti
democratici-federalisti europei denunciano la demagogia della classe
dirigente calabrese, affiliata ai partiti nazionali italiani di
destra e di sinistra, in occasione della scelta del porto di Gioia
Tauro per il trasferimento del materiale chimico siriano da due navi
militari danesi e norvegesi ad una americana, nel contesto del
programma delle Nazioni Unite per l’alienazione delle armi chimiche
di Damasco. Il trasferimento dei materiali, che dovrebbe avvenire
quanto prima, premetterà a tecnici americani di trattarli e
neutralizzarli in acque internazionali a bordo della nave laboratorio
Cape Ray.
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Nazioni Unite |
Il programma
delle Nazioni Unite nasce dal grande successo registrato dal
movimento pacifista e nonviolento mondiale che è riuscito lo scorso
10 settembre 2013 a bloccare l’intervento armato in Siria
minacciato dal presidente Usa, Barack Obama, convincendo quest’ultimo
ad accettare una proposta russa di persuadere Damasco a trasferire il
controllo delle sue armi chimiche alle Nazioni Unite. Il piano messo
a punto da esperti di diversi paesi insieme all'Organizzazione per
la distruzione delle armi chimiche (OPAC) è molto articolato e prevede la rimozione dalla Siria dei materiali che, solo quando sono
abbinati, formano armi chimiche. Secondo fonti delle Nazioni Unite,
sarebbero circa 150 i container di materiale chimico da rimuovere
dalla Siria in diverse fasi. Di questi, circa 60 dovrebbero
transitare per il porto di Gioia Tauro.
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Nave danese Ark Futura |
Il presidente della Regione Calabria,
Giuseppe Scopelliti, del Nuovo Centrodestra, ha dichiarato che la
decisione di usare Gioia Tauro “rischia di portare alla guerra
civile un territorio". Il sindaco di Gioia Tauro, Renato
Bellofiore, del Partito Democratico ha dichiarato che "Mettono a
repentaglio la mia vita. Se succede qualcosa la popolazione mi viene
a prendere con un forcone". Questi due esponenti della politica
italiana in Calabria invece di mettere al centro dell’attenzione
mondiale le eccellenze del porto di Gioia Tauro e la grande
professionalità dei suoi lavoratori, hanno dipinto una popolazione
in preda al panico, pronta a linciarli in caso di incidente. Le
dichiarazioni dei due esponenti, ed in particolare quelle di
Bellofiore, hanno fatto il giro del mondo, dipingendo una Calabria
retrograda, egoista e accattona, lontanissima dalla realtà.
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Lavoratori di Gioia Tauro |
E’ ben diverso il tono dei lavoratori
del porto calabrese. Il segretario nazionale del Sindacato Unitario
Lavoratori, il sindacato dei portuali di Gioia Tauro, Antonino
Pronestì, ha dichiarato che "Se ci saranno certezze sulle
condizioni di sicurezza sul lavoro si può anche fare. Abbiamo saputo
della decisione di mandare le armi chimiche della Siria a Gioia Tauro
dai media -- Non diciamo di no a prescindere - ma vogliamo avere
certezze sulla sicurezza per i lavoratori". La posizione della
CGIL della Piana di Gioia Tauro è precisa: “Finalmente il governo
italiano si ricorda dell’esistenza del porto di Gioia Tauro. Lo fa
per lo smaltimento delle armi chimiche siriane ed utilizza uno degli
hub tecnologicamente più avanzati e, probabilmente, l’unico a
poter garantire il trasbordo da nave a nave senza stoccare i
containers nei piazzali. La Cgil di Gioia Tauro e la Filt, nel
prendere atto di una decisione di politica militare internazionale,
chiede che l’intera operazione si svolga con la certezza della
massima sicurezza per i lavoratori e la popolazione. Del resto, in
coerenza con la nostra politica di impegno per la pace e la
cooperazione fra i popoli, ribadiamo l’importanza della distruzione
delle armi chimiche. Approfittiamo però di questa occasione per
chiedere al Governo nazionale maggiore attenzione sul porto di Gioia
Tauro per implementare la capacità commerciale dello scalo e per
garantire quello sviluppo industriale che fino adesso né le
politiche nazionali né, a maggior ragione, le scelte della giunta
regionale, hanno prodotto. Anche per questo chiediamo al governo
nazionale e alla Giunta regionale di compiere atti concreti ed
immediati per il rientro al lavoro dei quasi 500 lavoratori in cassa
integrazione”.
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Porto di Gioia Tauro, vista aerea |
I Meridionalisti Democratici
condividono in pieno la posizione positiva e costruttiva dei
lavoratori calabresi e condannano la solita demagogia di una classe
dirigente legata ai partiti nazionali italiani, pronta a mettere i
propri interessi elettorali e politici davanti a quelle dei
territori.
Fonti delle notizie: