domenica 16 dicembre 2012

Scampia: il degrado imposto

(ANSA) - NAPOLI, 16 DIC - La bomba carta esplosa ieri sera a Scampia, che ha causato il ferimento lieve di una ragazzina e di un bambino, conteneva all'interno sferette metalliche ed era quindi stata costruita per provocare forti danni . . .


Poco meno di 40.000 abitanti in poco più di quattro chilometri quadrati, circa 10.000 abitanti per chilometro quadrato – è dove la parte più povera della città fu fatta ammassare in virtù della messa in opera di una colata di cemento con servizi quasi inesistenti, una manutenzione ordinaria inesistente e un deserto intorno al cemento edificato.

Né lo Stato italiano né le autorità locali hanno mai messo in atto interventi per la costruzione di economia e cultura nel quartiere, e i risultati sono
sotto gli occhi di tutti, con le foto di questa parte di Napoli pubblicate in tutto il mondo, evidenziando il traffico e lo spaccio della droga, la bruttezza ambientale e architettonica, gli attentati e omicidi della faida di Camorra adesso in corso.  E’ un territorio vittima del crimine organizzato e dell’incuria dello Stato, ora sottoposta alla presenza dell’esercito.
Per gli organi d’informazione quello che succede a Scampia non fa nemmeno più notizia, se non per il folclore degli affiliati di camorra che si ammazzano fra loro.  Nell’oblio mediatico lavorano le diverse associazioni di volontariato e gli sportivi impegnati nel sociale, mentre nemmeno le tre scuole chiuse in questi giorni per le infiltrazioni d’acqua fanno notizia.
Il problema di Scampia è fondamentalmente legato alla mancanza di lavoro, e i numeri lo attestano, perché con il 70% di disoccupazione non è possibile per un quartiere, per qualsiasi quartiere, condurre una vita “normale”.  La presenza dell’esercito sarà probabilmente utile per ridurre la violenza per strada e per spostare altrove la guerra di Camorra, ma non risolve né il problema della disoccupazione, né crea la possibilità di mettere in atto programmi culturali e sociali che permettano una reale aggregazione tipica di qualsiasi quartiere o piccola comunità.  La fondamentale mancanza di reali interventi sistemici dello Stato e delle autorità locali è alla base del degrado del quartiere e dell’impossibilità di fare un balzo in avanti.
In questa situazione, è troppo facile “criminalizzare” tutti, dando agli abitanti di Scampia l’appellativo di camorrista o di malavitoso.  Sarebbe utile invece di comparare gli interventi che lo Stato italiano e il settore privato hanno fatto in Emilia per aiutare le popolazioni colpite dal terremoto con quelle che lo stesso Stato e il settore privato hanno fatto a Sud, come nel caso del degrado di Scampia, o come nel caso di eventi occasionali come il terremoto nel Pollino. Le diversità di trattamento fanno ben capire che il Paesi sono due e che la linea di confine coincide con quelle del vecchio Regno delle Due Sicilie.  Ben vengano gli interventi per l’Emilia, ma non è accettabile che ci siano due pesi e due misure per due parti del Paese, se tale si vuole ancora chiamare le due parti.  Alessandro Citarella