Poco meno di
40.000 abitanti in poco più di quattro chilometri quadrati, circa 10.000
abitanti per chilometro quadrato – è dove la parte più povera della città fu
fatta ammassare in virtù della messa in opera di una colata di cemento con
servizi quasi inesistenti, una manutenzione ordinaria inesistente e un deserto
intorno al cemento edificato.
Né lo Stato
italiano né le autorità locali hanno mai messo in atto interventi per la
costruzione di economia e cultura nel quartiere, e i risultati sono
sotto gli occhi di tutti, con le foto di questa parte di Napoli pubblicate in tutto il mondo, evidenziando il traffico e lo spaccio della droga, la bruttezza ambientale e architettonica, gli attentati e omicidi della faida di Camorra adesso in corso. E’ un territorio vittima del crimine organizzato e dell’incuria dello Stato, ora sottoposta alla presenza dell’esercito.
sotto gli occhi di tutti, con le foto di questa parte di Napoli pubblicate in tutto il mondo, evidenziando il traffico e lo spaccio della droga, la bruttezza ambientale e architettonica, gli attentati e omicidi della faida di Camorra adesso in corso. E’ un territorio vittima del crimine organizzato e dell’incuria dello Stato, ora sottoposta alla presenza dell’esercito.
Per gli
organi d’informazione quello che succede a Scampia non fa nemmeno più notizia, se
non per il folclore degli affiliati di camorra che si ammazzano fra loro. Nell’oblio mediatico lavorano le diverse
associazioni di volontariato e gli sportivi impegnati nel sociale, mentre
nemmeno le tre scuole chiuse in questi giorni per le infiltrazioni d’acqua fanno
notizia.
Il problema
di Scampia è fondamentalmente legato alla mancanza di lavoro, e i numeri lo
attestano, perché con il 70% di disoccupazione non è possibile per un
quartiere, per qualsiasi quartiere, condurre una vita “normale”. La presenza dell’esercito sarà probabilmente
utile per ridurre la violenza per strada e per spostare altrove la guerra di Camorra,
ma non risolve né il problema della disoccupazione, né crea la possibilità di
mettere in atto programmi culturali e sociali che permettano una reale
aggregazione tipica di qualsiasi quartiere o piccola comunità. La fondamentale mancanza di reali interventi
sistemici dello Stato e delle autorità locali è alla base del degrado del
quartiere e dell’impossibilità di fare un balzo in avanti.
In questa situazione,
è troppo facile “criminalizzare” tutti, dando agli abitanti di Scampia
l’appellativo di camorrista o di malavitoso.
Sarebbe utile invece di comparare gli interventi che lo Stato italiano e
il settore privato hanno fatto in Emilia per aiutare le popolazioni colpite dal
terremoto con quelle che lo stesso Stato e il settore privato hanno fatto a
Sud, come nel caso del degrado di Scampia, o come nel caso di eventi
occasionali come il terremoto nel Pollino. Le diversità di trattamento fanno
ben capire che il Paesi sono due e che la linea di confine coincide con quelle
del vecchio Regno delle Due Sicilie. Ben
vengano gli interventi per l’Emilia, ma non è accettabile che ci siano due pesi
e due misure per due parti del Paese, se tale si vuole ancora chiamare le due
parti. – Alessandro Citarella