L'ospedale Antonio Cardarelli, Napoli, il più grande ospedale del Sud, in profonda crisi e con reparti chiusi. |
"La spending review? Si fa sentire eccome", al Cardarelli di Napoli mancano i guanti, gli stick per la glicemia e anche alcune classi di farmaci. C'è poi una carenza cronica di protesi e scarseggiano i ferri chirurgici. Ma i problemi a Napoli non riguardano solo il Cardarelli. A inizio gennaio, all'ospedale San Giovanni Bosco sono addirittura mancate le garze. Questo ha spinto la direzione a stoppare gli interventi chirurgici, ad eccezione di quelli d'urgenza. Il direttore del Dipartimento assistenza ospedaliera dell'ASL Napoli 1, Rosario Lanzetta, ha poi spiegato che il disagio si è verificato per una "lungaggine" della gara di acquisto legata alla definizione dei quantitativi di queste speciali garze, usate nel corso degli interventi. Il caso ha comunque dell'incredibile, con la burocrazia che prevale sul diritto alla salute.
Più a Sud i problemi c'erano anche prima della spending review. Ora sono aumentati. "La sofferenza che si vive negli ospedali calabresi – spiega un chirurgo dell'ospedale civile Giovanni XXIII di Gioia Tauro (Rc) - è sotto gli occhi di tutti, operatori e cittadini. Tutte le gare di acquisto sono scadute e vanno rinnovate, nel frattempo registriamo diverse carenze, anche nei reparti di Chirurgia: dalle garze laparotomiche al filo di sutura; dai bisturi agli aghi per biopsia. Mancano anche i reattivi nei laboratori di analisi". Più o meno lo stesso quadro in Sicilia. "Nelle nostre strutture – riferisce un medico dell'ospedale civile Castiglione/Prestianni di Bronte (Ct) - i problemi sono tanti, ma a scarseggiare sono soprattutto protesi e valvole cardiache. Questo perché hanno ridotto i finanziamenti. Gli sprechi, che pure ci sono, non si combattono asfissiando il sistema. Se si continua su questa strada, il Sistema Sanitario Nazionale (SSN) a breve sarà defunto".
Secondo il medico Nicola Olivieri – Meridionalisti Democratici federalisti europei – “il SSN è decotto dall’eccesso di burocrazia e amministrazione contabile, prevalente rispetto alla domanda di salute. L’eccesso di spesa in consulenze inutili, la mancanza di attività ospedaliere di diagnostica nelle ore pomeridiane e notturne, l’inesistenza d’investimenti nell’edilizia ospedaliera e in attrezzature, la spesa farmaceutica irrazionale, i tempi di attesa con i relativi costi da sostenersi in relazione alla durata di un ricovero che spesso potrebbe essere evitato attraverso il ricorso alle attività di day hospital, fanno la loro bella parte”.
Per il dottor Olivieri, “il risultato finale è quello di operatori sanitari frustrati perché impossibilitati a erogare un servizio di qualità e dignitoso e di cittadini insoddisfatti e/o aggravati nel loro stato di salute.” Secondo Olivieri, è il compito dei militanti meridionalisti “dare risposte a questo stato di cose attraverso la definizione di un modello gestionale nuovo che tenga conto delle succitate criticità e che ponga il Diritto alla Salute nel Sud al centro dell’attenzione dell’intera classe politica.”