di Sabrina Carolina Creuso
Una realtà industriale sorta nel 1868, il
pastificio Antonio Amato e figli, per anni fiore all'occhiello della pulsante
economia salernitana, è andata in crack finanziario. Gli arresti di
amministratore delegato e politici locali per reato fallimentare di natura
“distruttiva e dissipativa”, congiuntamente allo scandalo MPS a tale realtà
industriale correlato, stanno a testimoniare che il Sud continua ad essere
preda di fatti speculativi e di una precisa volontà politica di delocalizzazione
della produzione industriale verso il nord del paese o comunque in altri
territori (vedasi Selex, Alenia, Ilva, Fincantieri, Fiat). Il Sud vede privarsi
di qualsiasi intervento autonomo di investimento e le piccole e medie imprese
falliscono. Anche in questo caso non si tratta semplicemente di colmare lo
svantaggio territoriale, ma piuttosto di dare voce ad un indotto di centinaia
di migliaia di operai che perdono il posto di lavoro.
In questo contesto si consuma il sopruso nei
confronti degli operai specializzati, 85, che rischiano il posto di lavoro e
che sono parte integrante di quelle risorse generiche identificabili in
capacità e competenze tecniche distintive che l’azienda ha generato nel tempo e
che non sono autonomamente trasferibili a terzi. Insomma, un vero e proprio
capitale umano gettato al vento! Questi operai, attualmente in mobilità in
deroga, a causa della gestione commissariata aziendale, non hanno che da
attendere una buona proposta di investimento da soggetti terzi. I tempi sono però
ristretti e tra circa un anno verranno messi in liquidazione/cessione anche i
due marchi registrati della ditta pastificio Amato e figli, marchi che valgono
da soli 6 milioni di euro secondo la curatela fallimentare.
La via per uscire da questo assurdo percorso ad ostacoli non è ben definita, gli accordi in materia sindacale sono stati già presi a tutela dei diritti dei lavoratori e l’interrogazione del consiglio comunale, piuttosto che dimostrazioni di solidarietà manifestati attraverso picchettamento, non sortirebbe l 'effetto auspicato per la risoluzione del problema, in quanto la procedura fallimentare non lascia purtroppo scampo. I Meridionalisti Democratici-federalisti europei, oltre ad esprimere la massima solidarietà agli operai del pastificio Amato, ritengono imprescindibile un impegno comune di sensibilizzazione e di ricerca assidua di confronto con le parti sociali, per la riappropriazione dei diritti dei lavoratori, della loro dignità e del loro salario nel rispetto dei contratti nazionali che garantiscano un reale allineamento con il costo della vita.
Sebbene ai sensi dell'art 2119 ultimo comma del Codice Civile, il fallimento dell’imprenditore o dell’azienda in crisi non
costituisca giusta causa di licenziamento, nell'attuare i principi di tutela
nei confronti degli 85 operai a rischio occupazionale, per noi, Meridionalisti
democratici, è necessario attivare, in primis, una doverosa programmazione di
interventi di interrogazione degli organismi di governo locale, provinciale e
regionale, a seguire, ed in parallelo, va ricercata fra le altre aziende di comparto
territoriali (De Cecco – Granoro - Voiello – Garofalo, etc.) solidarietà
sociale, identitaria e territoriale, a garanzia dell’occupazione dei lavoratori
dell’opificio ed al mantenimento di standard di qualità di prodotto che
“storicamente” il pastificio Amato ha sempre garantito. Da ultimo, un
intervento di una banca del Sud, territoriale ed etica, nel più roseo degli
auspici, potrebbe essere il fattore determinante in un investimento sinergico
con altri imprenditori del settore, interessati a questo glorioso marchio, dal
1868 espressione dell’eccellenza dei prodotti del Sud.
Che tutto non venga definitivamente perso, o peggio
ancora “divorato” dalle grandi multinazionali del consumo massificato a qualità
“zero”.
Intervista con Mimmo Oliva della segreteria della Federazione Lavoratori dell'AgroIndustria (FLAI) - CGIL di Salerno
Mimmo Oliva, foto dal suo profilo Facebook |
Meridionalisti Democratici: Quanti operai attualmente prestano la loro opera nel Pastificio e che contratto collettivo hanno?
Mimmo Oliva: Attualmente nell’ex Pastificio Amato (attuale Dicado) prestano attività lavorativa circa 26 maestranze e il CCNL è quello agroalimentare. Come in Amato del resto.
MD: Quali sono le attuali condizioni di lavoro degli operai (CIG) e se ci sono già stati licenziamenti?
Mimmo Oliva: Attualmente i lavoratori in carico alla curatela sono in proroga CIGS fino al 16 maggio 2013. Non ci sono stati licenziamenti tranne non si intendano quei lavoratori che di propria volontà hanno avuto la possibilità di aver trovato nuove opportunità.
MD: Che tipo di attività avete intrapreso atte a rivendicare il diritto costituzionalmente riconosciuto del lavoro, e a mantenere in essere i livelli occupazionali?
Mimmo Oliva: Io direi cosa non abbiamo fatto. Dal fallimento Amato del luglio 2011 ad oggi la nostra sola preoccupazione è stata il mantenimento dei livelli occupazionali. Come Organizzazioni Sindacali abbiamo lavorato molto sottotraccia proprio per la delicatezza di cosa avevamo tra le mani. La storia di questa vertenza è stata, e tutt'ora lo è, difficile e complicata con dinamiche che spesso sfuggono anche a qualsiasi tipo di logica. Basta semplicemente pensare all'attenzione dei media (locali e nazionali) e alle indagini della Procura che sta lavorando in maniera intensa sulla vicenda e ovviamente alla pressione dei lavoratori fuori organico. Adesso stiamo lavorando su di un “doppio binario”: cercare di insistere per l’acquisizione definitiva dell’azienda e garantire ammortizzatori sociali più lunghi possibili a chi non avrà la possibilità di rientrare nel circuito lavorativo, al fine di permettere l’andata in pensione. Non è facile ma non possiamo non scommettere su questi versanti. Rammento che ha complicato il tutto la riforma Fornero (mi riferisco ad esempio alla norma sugli “esodati”) Intanto, ricordo da dove siamo partiti e non era assolutamente scontato che il pastificio venisse acquisito e riaprisse i cancelli.
MD: Come si sono posti in merito a questa situazione gli organi governativi locali: Comune Provincia Regione?
Mimmo Oliva: Bella domanda. Diciamo che in questa, così come in altre vertenze che il nostro territorio sta subendo, le Istituzioni e la politica stanno facendo poco o nulla. L’unica apertura ci è stata data dal Comune che in una fase molto delicata ha fatto anche in parte da tramite tra le parti ma Provincia e Regione sono state completamente assenti. Ripeto però che non ne siamo rimasti sorpresi.
MD: Previsioni future?
Mimmo Oliva: Previsioni è meglio non azzardarne, data la situazione particolare, ma certo è che faremo di tutto perché l’azienda venga acquistata in maniera definitiva, magari anticipando il bando, e che vi dovrà essere un piano industriale che preveda più occupati di oggi e che si riescano a trovare soluzioni perché più persone possibili riescano a vivere dignitosamente (mi riferisco agli ammortizzatori). Ricordo prima di tutto a me stesso che vivo in un territorio dove anche conservare un solo posto di lavoro è una vittoria.
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