Il divario crescente fra Centro-Nord e Sud è misurabile utilizzando vari termini di raffronto. Recentemente, alcuni dati pubblicati dall'Istat e dall'Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno (SVIMEZ) permettono di comprendere l’entità dell’attuale divario e le probabili drammatiche traiettorie che sono già evidenti e che non fanno prevedere nulla di positivo nel breve e medio termine per la condizione economica dei nostri territori.
Il primo dato è il confronto fra il Prodotto Interno Lordo (PIL) del Centro-Nord e quello del Sud. Il PIL misura il valore totale dei beni e servizi prodotti in una specifica zona geografica (come una nazione) nel corso di un anno, e destinati al consumo dell'acquirente finale, agli investimenti privati e pubblici, alle esportazioni nette (ovvero le esportazioni totali meno le importazioni totali). Negli ultimi quattro anni, il PIL degli ex territori del Regno delle Due Sicilie è calato da 395 a 365 miliardi di euro, pari a un decremento del 6,8%. Il PIL dei nostri territori oggi è pari a circa il 24% del PIL italiano. Nel 2012, il PIL nel Sud è sceso del 3%, quasi il doppio del centro-nord, e le previsioni per il 2013 sono ancora più devastanti.


Anche un secondo dato, pubblicato a febbraio dall’Istat, descrive bene il divario fra Centro-Nord e Sud evidenziando la distribuzione del reddito per abitante fra Nord e Sud. Al Nord il reddito per abitante è 20.800 euro. Scende a 19.300 euro al Centro e a 13.400 euro nel Meridione. Il reddito mediano delle famiglie che vivono nei nostri territori rispetto a quello delle famiglie residenti al Nord è sceso dal 76% del 2009 al 73% del 2010.
Sempre secondo i dati elaborati dall’Istat nel 2011, la povertà relativa, definita in termini del valore di spesa per consumi al di sotto del quale una famiglia viene definita povera, include il 4,9% delle famiglia al Nord, il 6,4% di quelle al Centro, contro il 23,3% di quelle nel Sud. Anche in termini di povertà assoluta, che utilizza un paniere essenziale e minimo di beni e servizi, il Sud registra cifre altissime con il l’8% delle famiglie da considerare povere, contro il 4,1% del Centro e il 3,6% del Nord.
Il quadro statistico descrive una condizione drammatica per le famiglie del Sud e non promette nulla di positivo rispetto alle sue prospettive economiche nel breve e medio termine. Il nuovo Parlamento, eletto lo scorso 24 e 25 febbraio, è composto da una vasta maggioranza di deputati che non si ispirano al riscatto e al rilancio dei nostri territori, ma rispondono direttamente a disposizioni politiche legate agli interessi tosco padani, che siano di destra, di centro o di sinistra. Una reale inversione di tendenza per il Sud potrà avvenire solo se la popolazione prenderà coscienza della sua condizione di sottomissione agli interessi tosco-padani e se dal Sud e nel Sud emergerà una classe dirigente identitaria, professionalmente capace e realmente dedita al territorio.