Le elezioni per il Parlamento Europeo che si svolgeranno il
25 maggio 2014 consentiranno a 17 deputati del Sud continentale e 7 della
circoscrizione insulare (Sicilia e Sardegna sono accorpate) di rappresentare,
almeno formalmente, gli interessi dei nostri territori più la Sardegna. Le
formazioni meridionaliste che proveranno a correre da sole rischiano una grande
sconfitta perché le condizioni ed i tempi non sono ancora maturi per dare uno
scossone elettorale ai partiti nazionali italiani che sfruttano la forza
mediatica e l’enorme finanziamento pubblico che li sostiene. Quei
meridionalisti che invece riusciranno a presentarsi nelle liste dei partiti
nazionali italiani dovranno percorrere una strada tutta in salita, inizialmente
per farsi eleggere, e poi, se eletti, per non essere risucchiati all'interno
dei meccanismi di controllo delle direzioni tosco-padane dei rispettivi partiti
nazionali.
La aggregazione delle numerose realtà associative, politiche
e movimentiste meridionali è ancora in una fase embrionale. Infatti le loro
disparate azioni di lotta sui territori delle Due Sicilie sono frammentate e
completamente scollegate fra loro. Nessuna forza politica meridionalista è
riuscita ad unificare, neanche in parte, i movimenti che si battono sui
territori per i diritti civili, sociali e democratici della nostra popolazione.
Per esempio, il movimento che lotta per la bonifica dei siti nelle province di
Napoli e di Caserta inquinati dai rifiuti tossici non è collegato a quello che
si batte per la bonifica delle aree inquinate dell’Italsider a Taranto. Chi si
batte per la legalità a Palermo è completamente isolato da chi lotta contro le
trivellazioni selvagge in Basilicata o chi tenta di difendere il posto di
lavoro presso la FIAT negli stabilimenti di Termini Imerese o della Iribus di
Avellino. In breve, il meridionalismo è in piena attività, ma non fa sistema,
non fa gruppo, e spesso i militanti non sono nemmeno consapevoli di essere dei
meridionalisti.
Nella situazione attuale, i Meridionalisti
Democratici-federalisti europei hanno deciso di rafforzare il loro radicamento
sui territori con l’obiettivo di raggruppare le iniziative di lotta in corso in
tutto il Mezzogiorno in un unico piano programmatico per il riscatto e il
rilancio del Sud. La frammentazione delle lotte sociali è funzionale allo
status quo imposto da chi ha occupato militarmente i nostri territori a partire
dal maggio 1860 e li ha poi annessi al Piemonte, creando una "mala-unità”
all'interno della quale il Sud è subalterno agli interessi economici del
Centro-Nord. In conclusione in assenza di una direzione politica aggregante, il
Sud non va da nessuna parte.
I Meridionalisti Democratici, pertanto, non saranno presenti
alle prossime elezioni europee perché non credono sussistano le condizioni
necessarie affinché una formazione o coalizione elettorale meridionalista possa
raggiungere il quorum indispensabile per la elezione di almeno un deputato.
Tuttavia, appoggeranno dall'esterno quei meridionalisti che si presenteranno in
formazioni autonome o nelle coalizioni, augurando a ciascuno di avere successo per
rappresentare degnamente i nostri territori.